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Gleichnis vom verlorenen Sohn
Un anno fa mio nonno, che ieri ha compiuto ottant'anni, raccontò a me e a mia sorella questa storia:
C'era una volta in un piccolo villaggio un uomo, il quale aveva due figlioli.
Un giorno il più giovane dei due fratelli andò da suo padre e gli disse: "Babbo, voglio avere tutto quello che mi tocca. Datemi quello che è mio."
Il vecchio, che voleva molto bene (forse anche troppo!) ai suoi figlioli, fece ciò che quello chiedeva a lui.
Pochi giorni dopo il giovanotto prese tutto il suo denaro e se ne andò.
In una lontana città visse allegramente, ubriacandosi assieme ad alcuni amici e ballando con delle donnacce.
Così in poche settimane furono spesi tutti i denari; ed egli restò senza niente.
Che cosa doveva fare? Come sarebbe vissuto? Dove avrebbe trovato un pezzo di pane?
Finalmente andò da un contadino e gli domandò: "Avete bisogno di un servo?"
Sì - rispose il contadino - ma, come sai, quest'anno abbiamo avuto la brina, troppa pioggia e per giunta, la grandine. Perciò potrò darti solo un po' di pane e nient'altro.
Non occorre che mi diate altro. Basta ch'io non muoia! ...
Tutti i giorni andrai nel mio campo e in quel prato a pascolare i miei porci e le mie pecore. Sei contento?
E il poveraccio condusse al pascolo il bestiame del suo padrone, tre, cinque, dieci, venti, tante volte.
Ma quand'egli vedeva un porco grasso che mangiava ghiande [patate], diceva tra sè: "Povero me! S'io fossi restato a casa, quanto meglio starei. Com'era bello da mio padre! Adesso invece sto malissimo."
E per non morire, mangiava erba e radici; e piangeva: "Almeno potessi ritornare dai miei!"
E piangi oggi, piangi domani, non poteva più: la fame e i dolori lo facevano dimagrire sempre più.
Perciò dopo un paio di mesi, sebbene la casa di suo padre fosse molto lontana, pensò di tornare indietro.
Dopo aver camminato parecchi giorni e parecchie notti, arrivò scalzo e lacero nel villaggio, dove abitavano i suoi buoni genitori.
Tosto che il babbo lo vide venire avanti, adagio adagio, rasente la siepe del cortile, con gli occhi bassi, gridò dalla gioia, gli corse incontro e lo baciò sulla fronte, sulle guance, sulla bocca.
No, babbo mio, non baciatemi! Sono stato troppo cattivo. I miei peccati son troppo grandi; non son più degno di essere vostro figlio: sarò uno dei vostri servi.
Ma il padrone chiamò sei servi e disse loro: "Portate qua il miglior vestito ch'io abbia, e metteteglielo indosso. Poi mettetegli un anello nel dito e le scarpe ai piedi. Voi altri laggiù attingete acqua, accendete il fuoco e ammazzate il più bel vitello, perché voglio che tutti facciano festa."
Guardate: questo mio figlio era perduto, e adesso è stato trovato di nuovo.
E poi si volse verso il figlio. "Andiamo", disse ed entrò subito in casa col giovanotto, il quale teneva con tutt'e due le mani le sinistra del padre.
E tutto il giorno si mangiò, si bevette molto vino e si cantarono belle canzoni.
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